Il 24 agosto è stata inaugurata la decima edizione della Biennale di Soncino, in memoria di Marco Grazioli, giovane artista con una forte vena espressiva per il fumetto, la cui ricerca era incentrata sul mondo circostante e senza tralasciare la sua biografia. La Biennale si svolgerà fino al 29 settembre, contaminando differenti luoghi di un borgo medievale che fa da palcoscenico, con l’intento di far comunicare il contemporaneo e il passato. Per questa edizione, a prendere le redini del progetto e curare l’intera organizzazione è stato Demis Martinelli, che ha portato gli artisti in differenti luoghi del paese: Rocca Sforzesca, Ex Filanda Meroni, Museo della Stampa, Piazza Piero Manzoni, Piazza del Comune e Portico Rosso, oltre ai Fuori-Biennale e alla novità di quest’anno, l’invasione in un contesto come il Bosco Urbano, che verrà chiamato MACBUS – Museo Arte Contemporanea Bosco Urbano Soncino, perché rimarrà come esposizione permanente.
Altre caratteristiche peculiari di questa edizione sono la presenza dalla famosa Merda d’artista di Piero Manzoni, nativo proprio di Soncino, e di un progetto rappresentativo in ricordo di Roger Webber e Pippa Bacca, scomparsa il 31 marzo 2008, nel corso della performance Spose in viaggio. Gli artisti coinvolti per la Biennale di Soncino 2019 sono circa ottanta, provenienti da Paesi differenti, ognuno con il suo stile e il proprio metodo di raccontare. Si passa, per esempio, dalle installazioni site-specific in neon e pvc di Marco Amedani, alle sculture figurative di grandi dimensioni di Stefano Bombardieri, dall’arte pubblica del Collettivo Fx, alle opere in garza e resina di Federica Ferzoco, passando per le immagini sui palinsesti di Attilio Solzi, che focalizza il suo lavoro sulla rappresentazione e percezione del corpo, e per le sculture in resina patinata di Silvia Trappa, che affronta tematiche attuali dai connotati sociali. Non c’è una linea comune tra tutte le opere ma ognuna racconta la propria rappresentazione, tenendo sempre in considerazione il contesto.
È sorprendente come, negli anni, un borgo come Soncino si sia potuto aprire all’arte contemporanea più sperimentale, in un crescendo che, ogni due anni, si rinnova e che, questa volta, ha compiuto un importante salto di qualità.