Il 7 febbraio 2019 è stata inaugurata la mostra dal titolo “La memoria degli oggetti” dell’artista francese Armand Pierre Fernandez, noto come Arman, presso la MAAB Gallery di Milano. Artista di spicco del Nuovo Realismo e produttivo dalla seconda metà del Novecento, sperimentando e toccando differenti espressioni artistiche dalla pittura, alle stampe, alla scultura fino a sfociare nel panorama quotidiano realizzando assemblaggi, raccolte di materia e addirittura smembrando o distruggendo gli oggetti.
Condanna della tradizione
Il movimento a cui aderisce prende ispirazione dalle visioni delle avanguardie dadaiste, condannando l’arte tradizionale, un senso di repulsione verso l’operato accademico, ma ancora di più verso le istituzioni e i canoni ripartiti nella società. In mostra una serie di opere realizzate durante gli anni Sessanta e Settanta, in cui gli oggetti diventano protagonisti assoluti della sua arte, sottoponendosi ad un’azione distruttiva della loro funzione reale per raggiungere nuove forme di espressività.
Un’azione invasiva che non lascia scampo, come la società che ci circonda indirizzandoci verso un genere di visione alienante. In opere come Accumulation Renault e Colere de Television è evidente il suo lavoro basato sull’accumulazione degli oggetti per contestare gli anni dell’esplosione consumistica e di carattere tecnologico. Nel suo operato è importante anche l’espressività del gesto, l’accostamento dei corpi che vengono portati via dal loro contesto e catapultati in materia statica come cemento e plastica.
Strumenti musicali
Gli strumenti musicali sono gli oggetti che vengono vivisezionati maggiormente, perdendo il loro essere davanti ai nostri occhi, completamente mutati attraverso esplosioni ed immissioni. L’oggetto diventa opera d’arte nel momento in cui viene sottoposto ad un’azione demolitrice, esattamente come la società impartisce, distruggendo ogni nostro valore morale.
Gaia Tonani